Con una prima sala al piano terra, dedicata a Pesci, Anfibi e Rettili, la sezione faunistica si snoda poi al secondo piano con le vetrine degli Uccelli e ampi diorami degli ambienti naturali in cui gli uccelli e i mammiferi più rappresentativi della particolarmente ricca fauna locale sono esposti nei loro habitat: il fondovalle, il bosco, l’alta montagna. Sullo stesso piano sono esposti anche palchi e corna degli ungulati autoctoni della provincia di Sondrio con spiegazioni sulle differenze. Infine, il percorso espositivo del Museo termina con la Sala degli Insetti.
Sala Pesci, Anfibi e Rettili
Ai Pesci della provicia di Sondrio è dedicato un exhibit che in modo stilizzato rappresenta il fiume Adda, dalle sorgenti alla foce, ricalcandone il profilo altimetrico. A un pannello introduttivo ne seguono 4 che trattano nello specifico le caratteristiche ambientali e la fauna ittica di laghi alpini, torrente alpini, fiumi pedemontani, laghi e fiumi di pianura. Modelli in legno delle specie rappresentative dei diversi habitat e schede descrittive di tutte le specie della provincia completano l'esposizione.
Sempre nella stessa sala il visitatore potrà conoscere Anfibi e Rettili della provincia di Sondrio grazie a 5 pannelli che illustrano le caratteristice generali delle due classi, le specie presenti in provincia e gli aspetti ecologici e di conservazione e altri 5 pannelli che descrivono gli ambienti rappresentati nelle sottostanti vetrine di ambientazione (zone umide di fondovalle, zone aperte e coltivi, boschi di latifoglie, praterie e cespuglieti alpini, zone umide d'alta quota). Nei piccoli diaroami sono esposti modelli delle specie, descritte poi in un pannello estraibile, posto sotto ciascuna vetrina.
Una postazione multimediale, dotata di touch screen, mette a disposizione contenuti aggiuntivi e giochi.
Vetrine uccelli
Al secondo piano l’esposizione prosegue con le vetrine dedicate agli uccelli, dove sono esposti, in ordine sistematico, esemplari di 81 specie, tra le più caratteristiche delle circa 200 dell'avifauna provinciale. Tale varietà è dovuta alla presenza di diversi ambienti: zone umide di fondovalle e laghi, giardini e frutteti, campi coltivati e pareti rocciose, boschi di latifoglie e foreste di conifere, cespuglieti e praterie alpine... Semplici didascalie e numerosi disegni forniscono inoltre al visitatore informazioni sugli aspetti più interessanti della biologia e del comportamento di questi animali. Si avrà modo così di comprendere il significato del vasto assortimento di becchi nelle diverse specie di limicoli, una strategia evolutiva che ha permesso loro di differenziare la dieta riducendo la competizione alimentare, oppure di scoprire gli adattamenti dei picidi alla vita arboricola, o ancora di conoscere la distribuzione altitudinale di alcune specie ornitiche della provincia di Sondrio.
Al secondo piano l’esposizione prosegue con le vetrine dedicate agli uccelli, dove sono esposti, in ordine sistematico, esemplari di 81 specie, tra le più caratteristiche delle circa 200 dell'avifauna provinciale. Tale varietà è dovuta alla presenza di diversi ambienti: zone umide di fondovalle e laghi, giardini e frutteti, campi coltivati e pareti rocciose, boschi di latifoglie e foreste di conifere, cespuglieti e praterie alpine... Semplici didascalie e numerosi disegni forniscono inoltre al visitatore informazioni sugli aspetti più interessanti della biologia e del comportamento di questi animali. Si avrà modo così di comprendere il significato del vasto assortimento di becchi nelle diverse specie di limicoli, una strategia evolutiva che ha permesso loro di differenziare la dieta riducendo la competizione alimentare, oppure di scoprire gli adattamenti dei picidi alla vita arboricola, o ancora di conoscere la distribuzione altitudinale di alcune specie ornitiche della provincia di Sondrio.
Il bosco
In questo diorama il visitatore potrà osservare gli esemplari di francolino di monte e gallo cedrone, due galliformi forestali, e comprendere la loro differente strategia riproduttiva. Nel primo caso, i due sessi, occupandosi entrambi della cova e dell’allevamento della prole, presentano una livrea simile, molto mimetica; diversamente, il maschio di cedrone può sfoggiare una piumaggio molto appariscente, in quanto è solo la femmina a prendersi cura delle covate. La civetta capogrosso, un rapace notturno riconoscibile dalla forma tondeggiante del capo e dagli ampi dischi facciali, è legata alla presenza del picchio nero, il più grosso picide europeo, del quale sfrutta le cavità nido. Tra i piccoli mammiferi del bosco troviamo l’arvicola rossastra, il ghiro, lo scoiattolo e il più raro quercino, tutti potenziali prede della martora. È possibile osservare anche il capriolo, l’ungulato più comune nelle aree boschive.
In questo diorama il visitatore potrà osservare gli esemplari di francolino di monte e gallo cedrone, due galliformi forestali, e comprendere la loro differente strategia riproduttiva. Nel primo caso, i due sessi, occupandosi entrambi della cova e dell’allevamento della prole, presentano una livrea simile, molto mimetica; diversamente, il maschio di cedrone può sfoggiare una piumaggio molto appariscente, in quanto è solo la femmina a prendersi cura delle covate. La civetta capogrosso, un rapace notturno riconoscibile dalla forma tondeggiante del capo e dagli ampi dischi facciali, è legata alla presenza del picchio nero, il più grosso picide europeo, del quale sfrutta le cavità nido. Tra i piccoli mammiferi del bosco troviamo l’arvicola rossastra, il ghiro, lo scoiattolo e il più raro quercino, tutti potenziali prede della martora. È possibile osservare anche il capriolo, l’ungulato più comune nelle aree boschive.
L'alta montagna
Nella fascia superiore dei boschi di conifere e negli arbusteti contorti vivono il gallo forcello, che in primavera si esibisce in caratteristiche parate nelle arene di canto, e il merlo dal collare, uccello migratore che trascorre l’inverno nelle zone montuose del nord Africa. Questi stessi habitat, insieme alla prateria alpina, sono frequentati anche dalla lepre bianca e dall’ermellino, abile predatore che si nutre in particolare di arvicole delle nevi. Legati agli ambienti rupicoli sono il picchio muraiolo che ricerca insetti tra le fessure della roccia e l’aquila reale che nidifica sulle pareti verticali e caccia le marmotte nelle praterie alpine. Specializzato alla vita d’alta quota è un piccolo passeriforme: il fringuello alpino. Tra i grandi mammiferi il camoscio è largamente diffuso, mentre lo stambecco sta ricolonizzando le aree dalle quali si era estinto, a seguito delle operazioni di reintroduzioni operate a partire dagli anni ’70 del Novecento. Spontaneamente, anche se lentamente, il lupo sta ritornando dall’Appennino e dalle Alpi occidentali.
Nella fascia superiore dei boschi di conifere e negli arbusteti contorti vivono il gallo forcello, che in primavera si esibisce in caratteristiche parate nelle arene di canto, e il merlo dal collare, uccello migratore che trascorre l’inverno nelle zone montuose del nord Africa. Questi stessi habitat, insieme alla prateria alpina, sono frequentati anche dalla lepre bianca e dall’ermellino, abile predatore che si nutre in particolare di arvicole delle nevi. Legati agli ambienti rupicoli sono il picchio muraiolo che ricerca insetti tra le fessure della roccia e l’aquila reale che nidifica sulle pareti verticali e caccia le marmotte nelle praterie alpine. Specializzato alla vita d’alta quota è un piccolo passeriforme: il fringuello alpino. Tra i grandi mammiferi il camoscio è largamente diffuso, mentre lo stambecco sta ricolonizzando le aree dalle quali si era estinto, a seguito delle operazioni di reintroduzioni operate a partire dagli anni ’70 del Novecento. Spontaneamente, anche se lentamente, il lupo sta ritornando dall’Appennino e dalle Alpi occidentali.
Il fondovalle
Il diorama dedicato al fondovalle è il più grande e ospita un elevato numero di animali, dall’ubiquitaria volpe alla rarissima puzzola, rappresentante della famiglia dei mustelidi assieme a faina, donnola e tasso. L’imponente gufo reale nidifica nelle forre e caccia nel fondovalle prede anche molto grosse, come la lepre comune. Particolarmente ricca e varia è l'avifauna della Riserva Naturale "Pian di Spagna - Lago di Mezzola”, zona umida di fondovalle, importante punto di sosta per molti uccelli migratori tra i quali la pavoncella, il chiurlo, il piro piro piccolo, il beccaccino e il corriere piccolo. In inverno le acque del lago accolgono popolazioni di anatre che dal nord Europa arrivano per svernare, tra cui quelle di germano reale, moretta e moriglione. Anche l’airone cenerino è più abbondate in inverno, ma da qualche anno si riproduce in Valtellina. Facilmente avvistabili i gabbiani comuni e le gavine, tuttavia l’uccello più appariscente resta il cigno reale. D’estate l’aria si riempie del monotono canto della cannaiola, mentre il martin pescatore, con la sua coloratissima livrea, è presente tutto l’anno.
Il diorama dedicato al fondovalle è il più grande e ospita un elevato numero di animali, dall’ubiquitaria volpe alla rarissima puzzola, rappresentante della famiglia dei mustelidi assieme a faina, donnola e tasso. L’imponente gufo reale nidifica nelle forre e caccia nel fondovalle prede anche molto grosse, come la lepre comune. Particolarmente ricca e varia è l'avifauna della Riserva Naturale "Pian di Spagna - Lago di Mezzola”, zona umida di fondovalle, importante punto di sosta per molti uccelli migratori tra i quali la pavoncella, il chiurlo, il piro piro piccolo, il beccaccino e il corriere piccolo. In inverno le acque del lago accolgono popolazioni di anatre che dal nord Europa arrivano per svernare, tra cui quelle di germano reale, moretta e moriglione. Anche l’airone cenerino è più abbondate in inverno, ma da qualche anno si riproduce in Valtellina. Facilmente avvistabili i gabbiani comuni e le gavine, tuttavia l’uccello più appariscente resta il cigno reale. D’estate l’aria si riempie del monotono canto della cannaiola, mentre il martin pescatore, con la sua coloratissima livrea, è presente tutto l’anno.
Gli adattamenti degli animali alpini e la notte in campagna
Due piccoli diorami sono posti ai lati di quello dedicato al fondovalle. Il primo illustra la singolare capacità di alcuni uccelli e mammiferi che popolano l'arco alpino di assumere colorazioni sensibilmente diverse con il variare delle stagioni, come accade per la pernice bianca, la lepre bianca, l’ermellino e, con frequenza assai minore, per la donnola. Il fenomeno, noto come dimorfismo stagionale o cromatico, si realizza attraverso la periodica sostituzione (muta) delle penne, delle piume e dei peli, condizionata dal variare del fotoperiodo, cioè delle ore di luce giornaliere, e in minor misura dal variare della temperatura atmosferica. Nel secondo diorama sono esposti uccelli e mammiferi, attivi prevalentemente durante le ore notturne, che normalmente frequentano le stalle, i fienili, le case e gli ambienti circostanti. Tra questi il barbagianni, un tempo diffuso in provincia di Sondrio ma ormai segnalato molto raramente. Assai legati alla presenza di insediamenti umani sono il ratto nero e il topolino delle case, mentre il riccio si muove lentamente ai margini dei boschi e dei prati alla ricerca di insetti. Particolarmente minacciati sono invece i pipistrelli qui rappresentati dall’orecchione e dal pipistrello nano.
Due piccoli diorami sono posti ai lati di quello dedicato al fondovalle. Il primo illustra la singolare capacità di alcuni uccelli e mammiferi che popolano l'arco alpino di assumere colorazioni sensibilmente diverse con il variare delle stagioni, come accade per la pernice bianca, la lepre bianca, l’ermellino e, con frequenza assai minore, per la donnola. Il fenomeno, noto come dimorfismo stagionale o cromatico, si realizza attraverso la periodica sostituzione (muta) delle penne, delle piume e dei peli, condizionata dal variare del fotoperiodo, cioè delle ore di luce giornaliere, e in minor misura dal variare della temperatura atmosferica. Nel secondo diorama sono esposti uccelli e mammiferi, attivi prevalentemente durante le ore notturne, che normalmente frequentano le stalle, i fienili, le case e gli ambienti circostanti. Tra questi il barbagianni, un tempo diffuso in provincia di Sondrio ma ormai segnalato molto raramente. Assai legati alla presenza di insediamenti umani sono il ratto nero e il topolino delle case, mentre il riccio si muove lentamente ai margini dei boschi e dei prati alla ricerca di insetti. Particolarmente minacciati sono invece i pipistrelli qui rappresentati dall’orecchione e dal pipistrello nano.
L'ultima orsa
Di notevole interesse storico è il cranio di una femmina di orso bruno, abbattuta in alta Valgerola dall’allora proprietario dell’edificio oggi sede del Museo. Era il 4 luglio 1887, quando, nel corso di una battuta di caccia al camoscio, Giovanni Gualteroni di Morbegno e Giovanni Battista Acquistapace di Gerola uccisero una femmina di orso, sorpresa con il suo cucciolo sui pascoli in località Foppe di Pescegallo, a circa 1870 m di quota, più o meno nella zona dove oggi si trovano gli impianti sciistici. Da quella data, in Valgerola e nelle vallate vicine non furono più avvistate femmine con cuccioli: l’orso bruno era ancora presente con qualche esemplare, ma ormai non si riproduceva più e da lì a pochi anni sarebbe definitivamente scomparso. Il racconto originale della battuta di caccia, scritto dallo stesso Gualteroni e pubblicato sulla “Tribuna Sportiva”, dimostra come ai tempi fosse diversa la sensibilità nei confronti di questa specie, ritenuta molto pericolosa e di conseguenza da eliminare. Solo di recente, a seguito del progetto di reintroduzione “Life Ursus”, promosso dal Parco Naturale Adamello- Brenta, l’orso è riapparso in più occasioni in provincia di Sondrio.
Di notevole interesse storico è il cranio di una femmina di orso bruno, abbattuta in alta Valgerola dall’allora proprietario dell’edificio oggi sede del Museo. Era il 4 luglio 1887, quando, nel corso di una battuta di caccia al camoscio, Giovanni Gualteroni di Morbegno e Giovanni Battista Acquistapace di Gerola uccisero una femmina di orso, sorpresa con il suo cucciolo sui pascoli in località Foppe di Pescegallo, a circa 1870 m di quota, più o meno nella zona dove oggi si trovano gli impianti sciistici. Da quella data, in Valgerola e nelle vallate vicine non furono più avvistate femmine con cuccioli: l’orso bruno era ancora presente con qualche esemplare, ma ormai non si riproduceva più e da lì a pochi anni sarebbe definitivamente scomparso. Il racconto originale della battuta di caccia, scritto dallo stesso Gualteroni e pubblicato sulla “Tribuna Sportiva”, dimostra come ai tempi fosse diversa la sensibilità nei confronti di questa specie, ritenuta molto pericolosa e di conseguenza da eliminare. Solo di recente, a seguito del progetto di reintroduzione “Life Ursus”, promosso dal Parco Naturale Adamello- Brenta, l’orso è riapparso in più occasioni in provincia di Sondrio.
Sala degli insetti
Con 12 vetrine, 5 pannelli a muro e una stazione interattiva, la sala dedicata agli insetti chiude ilpercorso espositivo, raccontando, attraverso 110 disegni, 16 grafici, 240 fotografie, 16 modelli tridimensionali e più di 320 esemplari di insetti, la lunga storia evolutiva di questi artropodi, l'enorme importanza ecologica, la loro straordinaria diversità, le caratteristiche anatomiche e comportamentali, il loro rapporto con l'uomo, sempre con riferimento agli insetti della provincia di Sondrio. La postazione multimediale permette di ascoltare i segnali sonori di alcuni insetti e di vedere un prato fiorito come appare attraverso i loro occhi composti. Dalla lettura dei testi è possibile scoprire anche tante curiosità, ad esempio che l'insetto più piccolo, una vespa parassita del Costa Rica, misura solo 0,138 mm, mentre quello più lungo, un insetto stecco della Malesia, supera il mezzo metro; o che la frequenza del battito d'ali in alcuni ditteri raggiunge i 1000 movimenti al secondo; fino a stupirsi che una pulce può saltare 33 cm in lungo e 20 in alto (come se un uomo saltasse 127 m in lungo e 85 in alto).
Con 12 vetrine, 5 pannelli a muro e una stazione interattiva, la sala dedicata agli insetti chiude ilpercorso espositivo, raccontando, attraverso 110 disegni, 16 grafici, 240 fotografie, 16 modelli tridimensionali e più di 320 esemplari di insetti, la lunga storia evolutiva di questi artropodi, l'enorme importanza ecologica, la loro straordinaria diversità, le caratteristiche anatomiche e comportamentali, il loro rapporto con l'uomo, sempre con riferimento agli insetti della provincia di Sondrio. La postazione multimediale permette di ascoltare i segnali sonori di alcuni insetti e di vedere un prato fiorito come appare attraverso i loro occhi composti. Dalla lettura dei testi è possibile scoprire anche tante curiosità, ad esempio che l'insetto più piccolo, una vespa parassita del Costa Rica, misura solo 0,138 mm, mentre quello più lungo, un insetto stecco della Malesia, supera il mezzo metro; o che la frequenza del battito d'ali in alcuni ditteri raggiunge i 1000 movimenti al secondo; fino a stupirsi che una pulce può saltare 33 cm in lungo e 20 in alto (come se un uomo saltasse 127 m in lungo e 85 in alto).